Il Congresso
La proposta Andos: mammografia dai 40 anni. Contro il cancro acceleriamo sugli screening
Prima è meglio. Anticipare a 40 anni la mammografia può aiutare a intercettare le neoplasie nelle donne più giovani. È per questo che la task force Us Preventive Service americana ha recentemente scelto di consigliare lo screening anche alle donne appartenenti a una fascia di età ritenuta fino a poco tempo fa meno a rischio.
In Italia significherebbe sottoporre a controlli personalizzati ben 3,6 milioni circa di donne in base alla loro percentuale di rischio e alla densità del loro seno. «Un progetto realizzabile, se bene organizzato, a livello nazionale. Per aumentare l’adesione allo screening istituzionale (45-74 anni) va superato, garante della Privacy permettendo, l’invio delle, ormai vecchie, lettere spedite a casa. Il Covid ci ha insegnato ad utilizzare al meglio le nuove modalità informatiche di comunicazione per raggiungere i cittadini: perché non farlo anche per gli screening oncologici? Oggi registriamo percentuali di adesione troppo basse, per una modalità diagnostica in grado di ridurre la mortalità», afferma Flori Degrassi, presidente dell’Associazione Nazionale Donne Operate al Seno che apre oggi, 18 maggio, il suo Congresso Nazionale.
I numeri parlano chiaro: nel 2021 meno del 50 per cento di chi oggi dovrebbe sottoporsi alle mammografie lo fa con costanza. E nel Sud le cifre sono preoccupanti, di poco sopra il 20 per cento.
«Se il tumore viene diagnosticato sotto il centimetro le possibilità di sconfiggerlo superano il 90 per cento ma se scoperto in fase avanzata i problemi diventano molti, con costi sociosanitari altissimi e vite umane perse. Ogni anno in Italia vengono diagnosticati 55mila casi di tumore del seno con oltre 12mila decessi. La mammografia può fare la differenza ed è giusto anticipare, anche in Italia, l’età a 40 anni, ma le strutture sanitarie devono impegnarsi di più con il supporto costante delle associazioni pazienti. In questi ultimi anni, la lotta contro il tumore del seno ha registrato successi impensabili, con terapie efficaci e personalizzate anche nei diversi sottogruppi. Dobbiamo insistere su questa strada, senza però dimenticare l’importanza degli stili di vita che nel cancro possono fare la differenza, in primo luogo, la lotta al fumo (in forte ascesa nel mondo femminile), la sedentarietà e l’obesità», spiega Andrea Botticelli, professore di Oncologia Medica alla Sapienza di Roma –
Nel Congresso Nazionale, A.N.D.O.S. affronterà le principali novità sull’applicazione della genetica e della genomica nella pratica clinica, per migliorare i percorsi terapeutici e personalizzare le cure delle donne colpite da questa neoplasia, e sull’importanza dei centri di riferimento e delle reti, anche come collegamento ospedale territorio.
Leggi articolo